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Museo Raccolta di Arti Applicate Villa De Ruggiero

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La Raccolta di Arti Applicate si è costituita presso i Musei Provinciali grazie soprattutto a numerose e preziose donazioni. Sono affluite così nelle collezioni dei Musei Provinciali le prestigiose raccolte delle stoffe, dei vetri dipinti, oltre che delle ceramiche –per la più gran parte esposte nel Museo Provinciale della Ceramica a Villa Guariglia in Raito di Vietri sul Mare- create da artisti stranieri in terra salernitana.
Nel Sud arcaico, i movimenti artistici dell’epoca finivano per assumere una dimensione più forte, dal primitivismo, al secessionismo, all’orientalismo, al cubismo: uno straordinario momento di sincretismo artistico vide sposarsi inventiva e capacità tecniche indigene con matrici culturali di grande momento nell’Europa del primo Novecento. Se si pone mente soltanto a come le centinaia di artisti e intellettuali che transitarono o sostarono o lavorarono nella nostra provincia fossero portatori dei grandi movimenti artistici che avrebbero poi improntato i percorsi culturali del secolo appena passato, non si può non comprendere la grande fortuna che la nostra terra ebbe nel vedersi “portati a casa” i semi dei grandi ismi dell’Europa novecentista. E così il Sud, proprio perché arcaico e primitivo, divenne crogiolo di culture. Agli artisti stranieri, in gran parte esuli in quanto dissidenti rispetto ai totalitarismi del Novecento, il territorio salernitano offrì da un canto un repertorio naturale e umano di grande forza, dall’altro il retaggio profondo di una terra da sempre crocevia di popoli ed etnie diverse. Ciascuno scelse nel proprio universo figurativo l’aspetto che più si attagliava al bagaglio culturale del mondo lasciato alle spalle, celebrando e trasfondendo nel proprio operato gli elementi che ne colpivano maggiormente l’immaginario.
La rielaborazione del mondo mediterraneo attraverso questa nuova cultura europea non privilegia le forme di espressione artistica più usuali, quali pittura o scultura, ma assegna un ruolo importante anche alle arti applicate; grazie proprio alla sensibilità e all’interesse testimoniati dagli artisti nordici, si filtrano le sollecitazioni continuamente ricevute dalle matrici popolari del Sud attraverso altre tipologie estetiche. Accanto all’acquerello o all’olio su tela o tavola, ci sono le ceramiche, i vetri dipinti, le stoffe, i ricami, gli arazzi: emblematica in tal senso l’opera di Irene Kowaliska che attraversa numerose stagioni artistiche.
La R.A.AP. vuole dunque rendere l’atmosfera del territorio salernitano fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, soprattutto gli anni Trenta.
Le esposizioni riguardano così temi di grande impatto e suggestione: dalle riggiole, le mattonelle per i rivestimenti pavimentali e parietali ispirate ora al patrimonio greco-romano complice la pubblicazione dei repertori di Pompei dal 1825 in poi, ora alle sequenze geometriche islamiche, alle Sirene, fortemente legate al territorio fisico e all’immaginario della lunga fascia costiera del salernitano e dell’antica Partenope, alle icone devozionali, espressione significativa della religiosità popolare fra fine Settecento e inizi Novecento, con immagini colte e popolari di Santi e Madonne.
I quadroni ceramici di Giancappetti danno vita ai temi delle architetture e della pesca mediterranea con le immagini, rivissute e sedimentate nella memoria, della costiera amalfitana.
Accanto alla sequenza dei pannelli ceramici della fabbrica partenopea “La Ceramica di Posillipo”, salvati da sicura distruzione, trovano spazio, per consonanza tematica preziose tapparelle di vimini, di inizio Novecento, dipinte con immagini floreali o del Vesuvio: oggetti che attestano anche un modo di vivere. Le copie delle fotografie risalenti ai primi anni della seconda metà dell’Ottocento, 1852-’53, mostrano paesaggi e monumenti in parte non più riconoscibili, testimonianze tra l’altro delle trasformazioni del territorio nella nostra provincia. Paul Jeuffrain e Firmin Eugène Le Dien, nel 1852-‘53, pionieri della nuova arte nata nel 1839, tracciano un percorso che li porta a vedere in successione Salerno, Paestum, Amalfi. Seducenti richiami al turismo culturale degli anni Venti e Trenta sono invece i manifesti salvati dai depositi e attestanti quello sforzo straordinario che la Provincia di Salerno sostenne, con grande determinazione, per ricavarsi spazi di pubblicità rispetto alla vicina rivale, Napoli, forte di più lunga tradizione. I manifesti degli anni Cinquanta consentono di leggere non solo l’evoluzione grafica della pubblicistica rispetto agli anni Venti-Trenta, ma anche dell’offerta turistica. Seguono le esposizioni legate agli artisti e intellettuali stranieri in transito nella nostra provincia: del viaggio degli anni Venti Richard Dölker, per esempio, lascia un ricco campionario attraverso svariate tecniche, chine, acquerelli, xilografie, pastelli, collages, ecc., ma anche batik e ceramiche.
Testi di Matilde Romito con la collaborazione di Silvia Pacifico.

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