Tur audio Sala 19, sezione di scienze naturali: paleontologia, geologia e mineralogia
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Le vetrine della sala inquadrano i principali capitoli dello studio dei fossili, mettendo in evidenza la loro importanza per la comprensione delle caratteristiche geografiche, ambientali, climatiche e biologiche del passato di un territorio.
Vengono anche schematicamente illustrate le modalità di formazione dei fossili ed alcune delle più comuni tecniche di estrazione dalle rocce che li includono.
Su un pannello, una colonna stratigrafica e una sequenza dei disegni consentono di immaginare come si sia modificato il paesaggio terrestre nel succedersi dei periodi geologici.
Si passa dai più antichi, quando esistevano soltanto organismi acquatici, attraverso quelli che hanno visto l’evolversi di forme vegetali ed animali terrestri, talora anche di dimensioni gigantesche, fino al Quaternario, caratterizzato dalla presenza della specie umana.
L’origine e la costituzione geologica delle colline che formano il territorio albese sono illustrate da una carta geologica che evidenzia con differenti colori le formazioni sedimentarie degli affioramenti, inquadrate nelle relative epoche di deposizione.
Nell’Albese i terreni miocenici più importanti dal punto di vista paleontologico sono quelli di età tortoniana (11-7 m.a.) e messiniana. Del Tortoniano si possono ammirare i grandi echinidi Toxopatagus, varie specie di pesci ossei.
Il Messiniano è invece rappresentato da cristalli di gesso e da alcuni esemplari di foglie (la collezione delle filliti messiniane comprende però oltre 5.000 campioni). Oltre al significato paleoecologico, queste testimonianze fossili sono notevoli per i minuti dettagli della loro conservazione.
Notevole è poi la fauna messiniana di cui sono esposti solo alcuni dei campioni più rappresentativi tra le varie centinaia che il Museo conserva nelle sue collezioni di studio e notevole è l’ottima fossilizzazione di alcuni pesci.
Come si conviene ad ambienti paludosi, tra gli insetti dominano le libellule, rappresentate non solo dalle larve già note agli studiosi del passato, ma anche da adulti, alcuni dei quali perfettamente conservati.
Molte tra le specie faunistiche del Messiniano albese sono tuttora indeterminate ed alcune di queste sono certamente nuove per la scienza.
Sul piano superiore della vetrina sono esposte testimonianze fossili della Facies a Congerie che indicano alcuni cambiamenti paleoambientali del Messiniano superiore.
Durante il Pliocene, ultimo periodo dell’Era Terziaria, si originarono le formazioni geologiche che oggi affiorano nel Roero. Sono esposti resti di animali e vegetali terrestri, che testimoniano il ritiro verso oriente delle acque del Golfo Padano.
Sulla pianura costiera si impostarono ambienti deltizi e lacustri di tipo maremmano, ove pascolavano ippopotami, cinghiali e soprattutto il grande mastodonte Anancus arvernensis.
In considerazione della particolare ricchezza e varietà delle conchiglie fossili raccolte nei nostri terreni pliocenici, ampio spazio è dedicato all’esposizione di una parte della collezione conservata nel Museo albese: 250 esemplari, appartenenti a 160 specie diverse.
Lo studio della mineralogia non è stato certamente favorito dall’origine sedimentaria marina dei territori dell’albese che, al contrario, ha favorito la conservazione di numerosi fossili: la povertà mineralogica è un aspetto che connota questo territorio. L’unica specie presente in abbondanza è il gesso nei potenti depositi della Formazione gessoso-solfifera del Messiniano, oggetto di coltivazione mineraria fino a pochi decenni fa.
La collezione mineralogica, solo in parte esposta al pubblico, è costituita da alcune centinaia di campioni che rappresentano le circa 180 specie attualmente note nel territorio. Comprende anche campionature dei numerosi filoni metalliferi oggetto di sfruttamento minerario nei secoli passati.
Completa le collezioni del Museo una raccolta mineralogica sistematica costituita da alcune centinaia di campioni di provenienza italiana ed estera, non esposta al pubblico.
L’esposizione segue un ordine topografico: dei sei minerali tipo del cuneese ne sono esposti vari campioni. Ad essi si aggiungono esemplari provenienti dai filoni metalliferi oggetto in passato di coltivazione mineraria.
Un posto di rilievo occupano infine i minerali dei giacimenti uraniferi.
La vetrina numero 10 è dedicata al fenomeno della fluorescenza. Le lampade di Wood usate per produrre fluorescenza emettono luce ultravioletta che alcune specie di minerali assorbono e riemettono sotto forma di radiazioni di diversa lunghezza d’onda. Di conseguenza il colore dell’esemplare si modifica.
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