Tur audio Parco Archeologico di Cecina
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Benvenuti al Parco Archeologico di San Vincenzino!
Questo tour vi offrirà l’esperienza di approfondire la nostra area archeologica;
vi sarà necessario rintracciare sui paletti di confine delle aree, i colori segnalati per ogni punto su questo tour e poterne leggere la storia.
La Villa Romana di San Vincenzino
La Villa Romana di San Vincenzino è uno stupefacente esempio di villa patrizia di grandi dimensioni (circa 7000 mq), suddivisa in sezioni ognuna delle quali di diversa destinazione d'uso - dagli ambienti residenziali alla parte dedicata alla produzione economica - e ha subito continui rimaneggiamenti nel corso della sua lunga vita (dal I secolo a.C. al V secolo d.C. circa).
Sorge su un'altura un tempo chiamata "Poggetto al Fico", sulla riva sinistra del fiume Cecina, non lontano dal mare. Il complesso residenziale è stato costruito in modo da costituire un luogo di soggiorno piacevole e da impressionare gli ospiti del proprietario della casa (dominus).
L'accesso alla villa da ovest era dotato di due torri, successivamente il percorso proseguiva all'interno di spazi porticati - l'atrio e il grande peristilio che conduceva agli appartamenti del proprietario.
L'approvvigionamento idrico era garantito dalla grande cisterna sotterranea, con una capacità di 540 m cubi, e dal complesso sistema di condotte e pozzi che, in superficie, consentivano di attingere acqua dai vari quartieri della villa. La villa era inoltre dotata di un magazzino con almeno 16 grandi dolia (grandi contenitori sotterranei in terracotta utilizzati per la conservazione di alimenti e liquidi), di un quartiere termale, arricchito da notevoli decorazioni architettoniche e scultoree, e di sale (triclinia) per i banchetti.
La villa, sulla base di ritrovamenti di antiche mappe della zona e della testimonianza dello scrittore Rutilio Namaziano, si ipotizza possa essere appartenuta a Decio Albino Cecina, nobile discendente dalla famiglia volterrana dei Caecina e praefectus Urbi nel 414 d.C., durante i primi anni del V secolo d.C.
I resti della villa erano già emersi a metà del Settecento, ma i primi scavi avvennero solo un secolo dopo, grazie a Leonetto Cipriani. Il successivo scavo sistematico, iniziato nei primi anni Sessanta e Settanta e proseguito fino ai primi anni Ottanta, in particolare dal 1983, ad opera della Soprintendenza ai Beni Archeologici e dell'Università di Pisa, ha permesso oggi di ripercorrere gran parte della sua storia.
- 1 Le terme
- 2 L'impianto di produzione
- 3 Il monumentale peristilio e la fontana
- 4 L'atrio e le sue trasformazioni
- 5 La cisterna sotterranea
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La Villa Romana di San Vincenzino
La Villa Romana di San Vincenzino è uno stupefacente esempio di villa patrizia di grandi dimensioni (circa 7000 mq), suddivisa in sezioni ognuna delle quali di diversa destinazione d'uso - dagli ambienti residenziali alla parte dedicata alla produzione economica - e ha subito continui rimaneggiamenti nel corso della sua lunga vita (dal I secolo a.C. al V secolo d.C. circa).
Sorge su un'altura un tempo chiamata "Poggetto al Fico", sulla riva sinistra del fiume Cecina, non lontano dal mare. Il complesso residenziale è stato costruito in modo da costituire un luogo di soggiorno piacevole e da impressionare gli ospiti del proprietario della casa (dominus).
L'accesso alla villa da ovest era dotato di due torri, successivamente il percorso proseguiva all'interno di spazi porticati - l'atrio e il grande peristilio che conduceva agli appartamenti del proprietario.
L'approvvigionamento idrico era garantito dalla grande cisterna sotterranea, con una capacità di 540 m cubi, e dal complesso sistema di condotte e pozzi che, in superficie, consentivano di attingere acqua dai vari quartieri della villa. La villa era inoltre dotata di un magazzino con almeno 16 grandi dolia (grandi contenitori sotterranei in terracotta utilizzati per la conservazione di alimenti e liquidi), di un quartiere termale, arricchito da notevoli decorazioni architettoniche e scultoree, e di sale (triclinia) per i banchetti.
La villa, sulla base di ritrovamenti di antiche mappe della zona e della testimonianza dello scrittore Rutilio Namaziano, si ipotizza possa essere appartenuta a Decio Albino Cecina, nobile discendente dalla famiglia volterrana dei Caecina e praefectus Urbi nel 414 d.C., durante i primi anni del V secolo d.C.
I resti della villa erano già emersi a metà del Settecento, ma i primi scavi avvennero solo un secolo dopo, grazie a Leonetto Cipriani. Il successivo scavo sistematico, iniziato nei primi anni Sessanta e Settanta e proseguito fino ai primi anni Ottanta, in particolare dal 1983, ad opera della Soprintendenza ai Beni Archeologici e dell'Università di Pisa, ha permesso oggi di ripercorrere gran parte della sua storia.
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