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Audio tour Alla scoperta della valle di Calatubo, dal castello ai bagli

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  1. Audio tour Summary
  2. Audio tour Summary

    Sin dalla preistoria, gli indigeni, gli avventori, gli esuli, i conquistatori, i predatori, i naufraghi, i popoli venuti dal mare che eleggevano l’isola come loro seconda Patria rimanevano ammaliati da questa enorme e ondulante conca con un vasto e variegato fondovalle pluviale, con terre fertilissime e ricche di acque. Era la grande valle di Calatubo.

    Al suo centro, a tre chilometri dal mare, si erge solitaria una rocca, alta circa centocinquanta metri, la cui sommità appare inaccessibile da chi proviene dal mare ma che in realtà è raggiungibile dal versante sud-ovest con un accesso declive. Da sempre è stato luogo eminente su cui poter vivere e difendersi. Del Castello alla sua sommità, le prime notizie documentate risalgono al 1093. Il torrente Calatubo o Finocchio che l’attraversa era navigabile a alla foce un caricatore consentiva di accogliere le imbarcazioni con uomini e mercanzie in arrivo e in partenza.

    Dal Cinquecento, la fertilità di quella valle e dei terreni circostanti ha propiziato la costruzione dei bagli, strutture a uso abitativo-produttivo-commerciale. Sull’etimologia del termine “baglio”, bagghiu in lingua siciliana, sono riportate derivazioni diverse, dal latino ballium (cortile), ai termini arabi balarm (fortezza) e bahah (cortile), al francese baille.

    Indipendentemente dall’origine dell’etimo, il termine in tempi più recenti ha indicato una struttura a pianta generalmente quadrangolare con costruzioni addossate a robuste mura perimetrali e con gli affacci che davano su una corte centrale interna. I bagli di maggiori dimensioni potevano avere due corti. Ebbe un maggiore sviluppo tra il Cinquecento e il Seicento e la sua tipologia costruttiva continuò a essere praticata sino a tutto l’Ottocento, con le modificazioni relative alle mutate esigenze abitative e dei cicli lavorativi.

    Il rischio di incursioni piratesche ha condizionato l’edilizia dei bagli facendo predominare le esigenze difensive, almeno sino alla fine del Settecento. L’accesso per le persone, gli animali e i mezzi avveniva solamente attraverso un robusto e largo portone in legno che si apriva sulle mura perimetrali e che introduceva nella corte.

    Sulle mura perimetrali non vi erano altre aperture se non qualche feritoia da cui potersi difendere e qualche finestra alta e protetta da una robusta grata in ferro.

    Il modello strutturale-organizzativo era ripetitivo per i requisiti essenziali a cui doveva rispondere:

    •     prossimità ai terreni coltivati;

    •     dotazione di ambienti per il ricovero degli animali e delle attrezzature agricole e per la     

           lavorazione, trasformazione e conservazione dei prodotti;

    •     dotazione di ambienti per la dimora di contadini, campieri, sovrastanti e proprietari;

    •     posizione orografica strategica e sistemi costruttivi finalizzati alla difesa della struttura e    

           degli abitanti;

    •     sufficiente dotazione idrica per uso potabile e per gli animali.

    La corte interna aveva un piano in terra battuta o una pavimentazione costituita da basole in pietra (balati) che delimitavano aree quadrangolari ciottolate con pietre levigate (cuticchiuna). Vi trovavano posto un pozzo, un abbeveratoio, un lavatoio in pietra (pila) e tradizionalmente un gelso. Opere di canalizzazione idraulica convogliavano l’acqua piovana dalle coperture degli edifici e dal pavimento della corte in capienti cisterne, da cui veniva tirata fuori con secchi o con macchine idrauliche.

    A piano terra si affacciavano i magazzini che erano adibiti a deposito di attrezzi per la coltivazione, a ricovero per carretti e carrozze, a fienili, a stalle, agli allevamenti domestici, a legnaia, a trasformazione e deposito dei prodotti, a cucina sociale e a usi accessori. L’abitazione signorile del proprietario era al primo piano.

    I bagli di maggiori dimensioni erano dotati di una cappella per i bisogni spirituali degli abitanti e spesso il suo prospetto dava all’esterno per consentire l’accesso anche a chi abitava nei pressi o a persone estranee alla vita della struttura.

    All’esterno del baglio, i terreni più vicini erano spesso recintati da mura e adibiti ad aia per la lavorazione dei cereali, alle culture e agli allevamenti funzionali alla sopravvivenza degli abitanti del baglio.

    Testo e audioguida a cura di Salvatore Campo

  3. 1 Il Baglio Chiarelli-La Lumia
  4. 2 Il Baglio Chiarelli-Rossotti
  5. 3 Il Baglio Calatubo Papè
  6. 4 Baglio Villa Pratameno
  7. 5 Il Baglio Chiarelli Gesuiti
  8. 6 La leggenda della Cuba delle Rose
  9. 7 Il Castello di Calatubo
  10. 8 Il Baglio della Fico del Barone Pastore
  1. Audio tour Summary

    Sin dalla preistoria, gli indigeni, gli avventori, gli esuli, i conquistatori, i predatori, i naufraghi, i popoli venuti dal mare che eleggevano l’isola come loro seconda Patria rimanevano ammaliati da questa enorme e ondulante conca con un vasto e variegato fondovalle pluviale, con terre fertilissime e ricche di acque. Era la grande valle di Calatubo.

    Al suo centro, a tre chilometri dal mare, si erge solitaria una rocca, alta circa centocinquanta metri, la cui sommità appare inaccessibile da chi proviene dal mare ma che in realtà è raggiungibile dal versante sud-ovest con un accesso declive. Da sempre è stato luogo eminente su cui poter vivere e difendersi. Del Castello alla sua sommità, le prime notizie documentate risalgono al 1093. Il torrente Calatubo o Finocchio che l’attraversa era navigabile a alla foce un caricatore consentiva di accogliere le imbarcazioni con uomini e mercanzie in arrivo e in partenza.

    Dal Cinquecento, la fertilità di quella valle e dei terreni circostanti ha propiziato la costruzione dei bagli, strutture a uso abitativo-produttivo-commerciale. Sull’etimologia del termine “baglio”, bagghiu in lingua siciliana, sono riportate derivazioni diverse, dal latino ballium (cortile), ai termini arabi balarm (fortezza) e bahah (cortile), al francese baille.

    Indipendentemente dall’origine dell’etimo, il termine in tempi più recenti ha indicato una struttura a pianta generalmente quadrangolare con costruzioni addossate a robuste mura perimetrali e con gli affacci che davano su una corte centrale interna. I bagli di maggiori dimensioni potevano avere due corti. Ebbe un maggiore sviluppo tra il Cinquecento e il Seicento e la sua tipologia costruttiva continuò a essere praticata sino a tutto l’Ottocento, con le modificazioni relative alle mutate esigenze abitative e dei cicli lavorativi.

    Il rischio di incursioni piratesche ha condizionato l’edilizia dei bagli facendo predominare le esigenze difensive, almeno sino alla fine del Settecento. L’accesso per le persone, gli animali e i mezzi avveniva solamente attraverso un robusto e largo portone in legno che si apriva sulle mura perimetrali e che introduceva nella corte.

    Sulle mura perimetrali non vi erano altre aperture se non qualche feritoia da cui potersi difendere e qualche finestra alta e protetta da una robusta grata in ferro.

    Il modello strutturale-organizzativo era ripetitivo per i requisiti essenziali a cui doveva rispondere:

    •     prossimità ai terreni coltivati;

    •     dotazione di ambienti per il ricovero degli animali e delle attrezzature agricole e per la     

           lavorazione, trasformazione e conservazione dei prodotti;

    •     dotazione di ambienti per la dimora di contadini, campieri, sovrastanti e proprietari;

    •     posizione orografica strategica e sistemi costruttivi finalizzati alla difesa della struttura e    

           degli abitanti;

    •     sufficiente dotazione idrica per uso potabile e per gli animali.

    La corte interna aveva un piano in terra battuta o una pavimentazione costituita da basole in pietra (balati) che delimitavano aree quadrangolari ciottolate con pietre levigate (cuticchiuna). Vi trovavano posto un pozzo, un abbeveratoio, un lavatoio in pietra (pila) e tradizionalmente un gelso. Opere di canalizzazione idraulica convogliavano l’acqua piovana dalle coperture degli edifici e dal pavimento della corte in capienti cisterne, da cui veniva tirata fuori con secchi o con macchine idrauliche.

    A piano terra si affacciavano i magazzini che erano adibiti a deposito di attrezzi per la coltivazione, a ricovero per carretti e carrozze, a fienili, a stalle, agli allevamenti domestici, a legnaia, a trasformazione e deposito dei prodotti, a cucina sociale e a usi accessori. L’abitazione signorile del proprietario era al primo piano.

    I bagli di maggiori dimensioni erano dotati di una cappella per i bisogni spirituali degli abitanti e spesso il suo prospetto dava all’esterno per consentire l’accesso anche a chi abitava nei pressi o a persone estranee alla vita della struttura.

    All’esterno del baglio, i terreni più vicini erano spesso recintati da mura e adibiti ad aia per la lavorazione dei cereali, alle culture e agli allevamenti funzionali alla sopravvivenza degli abitanti del baglio.

    Testo e audioguida a cura di Salvatore Campo

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  • Elena

    5 out of 5 rating 12-08-2021

    Interessante.

  • Francesca

    5 out of 5 rating 12-08-2021

    Ben fatto.

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