Audio tour La pandàfeca in Abruzzo
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LA LEGGENDA DELLA PANDAFECA
In Abruzzo il fantasma è noto soprattutto con i nomi di ʻbandàsmaʼ, ‘pandàfeca’ o ‘pandàfela’. Si tratta dell’anima dei sucidi che torna a visitare il luogo dove avvenne la morte.
Questo tipo di fantasma è temuto fra le genti abruzzesi poiché si ritiene che di notte sia solito manifestarsi in camera da letto dove disturba il sonno del dormiente impedendogli di respirare normalmente. Chi subisce l’aggressione della ‘pandàfeca’ si sveglia quindi in preda al terrore a causa della sensazione di soffocamento. Al riguardo, Gennaro Finamore, in Tradizioni popolari abruzzesi (1894), riporta quanto accaduto ad un giovane di Roccaraso (AQ): “un giovane raccontava che una volta, dormendo, sentì un peso enorme sulla persona, e sulla faccia il contatto di un viso diaccio. Fece ogni suo meglio per liberarsene, ma invano. Da ultimo gli riuscì di svincolare un braccio; diè di piglio alla pistola; col calcio di questa batté forte su dorso di chi era sopra, e nell’istante si sentì libero. Acceso il lume, si diede a frugare per la camera; ma, ebbe un bel cercare!”
In questa storia il malcapitato può soltanto percepire la presenza del fantasma ma non riesce a vederlo. In ogni modo, la tradizione abruzzese descrive questo tipo di spettro come una donna di grandi dimensioni. Difatti, in molti dialetti abruzzesi i termini ʻbandàsmaʼ e ‘pandàfeca’ indicano anche una ‘donna brutta di notevoli dimensioni’. Inoltre, secondo alcuni, la ‘pandàfeca’ può manifestarsi nelle sembianze di un grosso gatto nero.
Tratto da Pandàfəchə, mazzəmarìllə e lupə mənarə: i nomi delle creature fantastiche della tradizione popolare abruzzese e molisana di Davide Boccia (2020)
- 1 La Pandàfeca del Fiabosco
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LA LEGGENDA DELLA PANDAFECA
In Abruzzo il fantasma è noto soprattutto con i nomi di ʻbandàsmaʼ, ‘pandàfeca’ o ‘pandàfela’. Si tratta dell’anima dei sucidi che torna a visitare il luogo dove avvenne la morte.
Questo tipo di fantasma è temuto fra le genti abruzzesi poiché si ritiene che di notte sia solito manifestarsi in camera da letto dove disturba il sonno del dormiente impedendogli di respirare normalmente. Chi subisce l’aggressione della ‘pandàfeca’ si sveglia quindi in preda al terrore a causa della sensazione di soffocamento. Al riguardo, Gennaro Finamore, in Tradizioni popolari abruzzesi (1894), riporta quanto accaduto ad un giovane di Roccaraso (AQ): “un giovane raccontava che una volta, dormendo, sentì un peso enorme sulla persona, e sulla faccia il contatto di un viso diaccio. Fece ogni suo meglio per liberarsene, ma invano. Da ultimo gli riuscì di svincolare un braccio; diè di piglio alla pistola; col calcio di questa batté forte su dorso di chi era sopra, e nell’istante si sentì libero. Acceso il lume, si diede a frugare per la camera; ma, ebbe un bel cercare!”
In questa storia il malcapitato può soltanto percepire la presenza del fantasma ma non riesce a vederlo. In ogni modo, la tradizione abruzzese descrive questo tipo di spettro come una donna di grandi dimensioni. Difatti, in molti dialetti abruzzesi i termini ʻbandàsmaʼ e ‘pandàfeca’ indicano anche una ‘donna brutta di notevoli dimensioni’. Inoltre, secondo alcuni, la ‘pandàfeca’ può manifestarsi nelle sembianze di un grosso gatto nero.
Tratto da Pandàfəchə, mazzəmarìllə e lupə mənarə: i nomi delle creature fantastiche della tradizione popolare abruzzese e molisana di Davide Boccia (2020)
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