Mosaico del Cristo Pantocratore
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Il mosaico del Cristo Pantocratore nasce dall’icona biblica di Giovanni capitolo 8: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita”. Secondo la grande tradizione iconografica delle chiese, al centro del presbiterio si pone il Cristo, colui che mantiene tutto, il Pantocratore, colui che tiene tutto in mano in quanto benedice tutto, e tutto vive grazie alla sua benedizione, al suo dono.
Il suo tutto viene da Dio, dal cielo. Il cielo è il grande vestito di Dio che copre tutta la vastità della creazione e permette all’uomo di vedere, raggiante, tutto ciò che Lui offre come silenzio e perfezione.
Dal cielo discende la mano di Dio simboleggiata dall’arcobaleno che, come dice l’Onnipotente a Noè, è “Il segno dell’alleanza che io stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra”(Genesi 9, 8-17). Da questo cielo che si tinge dei colori essenziali dell’iride, scaturisce la proposta salvifica e variegata dell’Onnipotente.
Il Pantocratore, con la tunica rossa, colore della divinità, e il manto azzurro, colore dell’umanità, è Dio che si è rivestito della natura umana.
I canoni sono quelli classici e rappresentanti la regalità: seduto sul trono, esprime la volontà ferma di Dio. L’immagine del Cristo occupa quasi i tre quarti del presbiterio, secondo la simbologia classica, perchè abbraccia l’universo. Porta i capelli lunghissimi, che scendono sulle spalle, e la barba, perchè è l’antico dei giorni, prima di tutte le cose; ma non è vecchio, perchè il tempo non ha alcun potere su di Lui che è l’Eterno. Con la mano destra intima il silenzio e concede la benedizione che viene dal cielo di Dio, con il caratteristico gesto bizantino (pollice e anulare uniti), nella mano sinistra il libro su cui c’è l’Alfa e l’Omega, che dice la verità del venire,in maniera stabile e continua, verso l’uomo per ricordargli di essere suo figlio. Intorno al capo porta l’aureola (rossa) con iscritta la croce (oro): egli è il Verbo incarnato e martire che con la risurrezione ha ottenuto il Nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Nel mosaico il Cielo, partendo da Dio, passa attraverso Cristo e giunge a terra sul presbiterio, dietro la sede del celebrante e quindi alla comunità radunata.
Il suo tutto viene da Dio, dal cielo. Il cielo è il grande vestito di Dio che copre tutta la vastità della creazione e permette all’uomo di vedere, raggiante, tutto ciò che Lui offre come silenzio e perfezione.
Dal cielo discende la mano di Dio simboleggiata dall’arcobaleno che, come dice l’Onnipotente a Noè, è “Il segno dell’alleanza che io stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra”(Genesi 9, 8-17). Da questo cielo che si tinge dei colori essenziali dell’iride, scaturisce la proposta salvifica e variegata dell’Onnipotente.
Il Pantocratore, con la tunica rossa, colore della divinità, e il manto azzurro, colore dell’umanità, è Dio che si è rivestito della natura umana.
I canoni sono quelli classici e rappresentanti la regalità: seduto sul trono, esprime la volontà ferma di Dio. L’immagine del Cristo occupa quasi i tre quarti del presbiterio, secondo la simbologia classica, perchè abbraccia l’universo. Porta i capelli lunghissimi, che scendono sulle spalle, e la barba, perchè è l’antico dei giorni, prima di tutte le cose; ma non è vecchio, perchè il tempo non ha alcun potere su di Lui che è l’Eterno. Con la mano destra intima il silenzio e concede la benedizione che viene dal cielo di Dio, con il caratteristico gesto bizantino (pollice e anulare uniti), nella mano sinistra il libro su cui c’è l’Alfa e l’Omega, che dice la verità del venire,in maniera stabile e continua, verso l’uomo per ricordargli di essere suo figlio. Intorno al capo porta l’aureola (rossa) con iscritta la croce (oro): egli è il Verbo incarnato e martire che con la risurrezione ha ottenuto il Nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Nel mosaico il Cielo, partendo da Dio, passa attraverso Cristo e giunge a terra sul presbiterio, dietro la sede del celebrante e quindi alla comunità radunata.
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