Cappella Palatina di Aquisgrana
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Odo di Metz, Cappella Palatina di Aquisgrana, 791-800
Nonostante gli studi più recenti abbiano messo in evidenza il ruolo degli imperatori ottoniani nel creare ad Aquisgrana una scenografia che rievocasse la Roma imperiale, fu certamente Carlo Magno a concepire tale progetto e ad iniziarne la realizzazione.
L’architetto Odo di Metz costruì la Cappella palatina di Aquisgrana tra il 791-792 e l’800. L’edificio mostra analogie con modelli architettonici bizantini giustinianei a pianta centrale e ottagonale. E’ evidente anche il riferimento alla basilica di San Vitale a Ravenna: mentre dal punto di vista architettonico ne rappresenta una semplificazione, la citazione della basilica è manifesta soprattutto per quanto riguarda la magnificenza luminosa e la policromia dei rivestimenti parietali, musivi e marmorei: Carlo Magno conosceva infatti i mosaici del presbiterio e le immagini di Giustiniano e Teodora.
Racconta Eginardo nella Vita Caroli Magni, che i materiali con i quali fu costruita la Cappella Palatina di Aquisgrana, soprattutto marmi e colonne, provenivano da Roma e da Ravenna. Andrea Agnello, nel Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis conferma le spoliazioni da parte dell’Imperatore. Queste traslazioni erano avvenute con l’approvazione di papa Adriano I, al quale Carlo Magno aveva inviato una lettera tra il 786 e il 787 in cui avanzava richieste esplicite in proposito. L’imperatore, in cambio, s’impegnò a fare molti doni a san Pietro e a restituire a Roma la sua grandezza. Come vedremo, contribuirono all’allestimento della Cappella Palatina materiali di spoglio e nuovi elementi d’ispirazione romana, sia antica che paleocristina.
Nonostante gli studi più recenti abbiano messo in evidenza il ruolo degli imperatori ottoniani nel creare ad Aquisgrana una scenografia che rievocasse la Roma imperiale, fu certamente Carlo Magno a concepire tale progetto e ad iniziarne la realizzazione.
L’architetto Odo di Metz costruì la Cappella palatina di Aquisgrana tra il 791-792 e l’800. L’edificio mostra analogie con modelli architettonici bizantini giustinianei a pianta centrale e ottagonale. E’ evidente anche il riferimento alla basilica di San Vitale a Ravenna: mentre dal punto di vista architettonico ne rappresenta una semplificazione, la citazione della basilica è manifesta soprattutto per quanto riguarda la magnificenza luminosa e la policromia dei rivestimenti parietali, musivi e marmorei: Carlo Magno conosceva infatti i mosaici del presbiterio e le immagini di Giustiniano e Teodora.
Racconta Eginardo nella Vita Caroli Magni, che i materiali con i quali fu costruita la Cappella Palatina di Aquisgrana, soprattutto marmi e colonne, provenivano da Roma e da Ravenna. Andrea Agnello, nel Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis conferma le spoliazioni da parte dell’Imperatore. Queste traslazioni erano avvenute con l’approvazione di papa Adriano I, al quale Carlo Magno aveva inviato una lettera tra il 786 e il 787 in cui avanzava richieste esplicite in proposito. L’imperatore, in cambio, s’impegnò a fare molti doni a san Pietro e a restituire a Roma la sua grandezza. Come vedremo, contribuirono all’allestimento della Cappella Palatina materiali di spoglio e nuovi elementi d’ispirazione romana, sia antica che paleocristina.
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