Audiotur Stampa e Tipografia ieri e oggi
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Update Required To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.L’invenzione della stampa a caratteri mobili è tradizionalmente attribuita al tedesco Johann Gutenberg. L'uso del torchio nella stampa a caratteri mobili fu reso possibile grazie ad un’altra innovazione tecnica: la produzione di inchiostri molto più viscosi di quelli usati per la scrittura a mano, che eliminarono il rischio di macchie e sbavature di colore.
Il processo di stampa coinvolgeva più figure: il compositore, attingendo dalla cassa tipografica, prelevava direttamente i singoli caratteri e, aiutato dalla tacca che ognuno di essi aveva parallelamente alla spalla, senza dover ogni volta controllarne l’orientamento, li affiancava rovesciati, da sinistra verso destra, su uno strumento chiamato compositoio, sul quale componeva la linea di parole debitamente spaziate, fino a raggiungere la giustezza voluta, cioè l’esatta lunghezza prestabilita e misurata in righe tipografiche. Spettava poi al battitore il compito di inchiostrarla tramite un grosso tampone in pelle che, opportunamente imbevuto d'inchiostro, veniva passato sulle parti in rilievo. In seguito, il torcoliere azionava la leva del torchio, che spingeva la carta a contatto con i caratteri e permetteva il trasferimento dell'inchiostro sul foglio di carta. Un movimento della leva in senso contrario permetteva l'innalzamento del torchio, che rendeva possibile l'apertura del timpano e l'estrazione del foglio fresco di stampa, che veniva infine appeso a dei fili per permettere un rapido asciugamento.
Le tecniche e l'utilizzo della stampa si sono evoluti nel tempo, dando testimonianza dei cambiamenti culturali delle diverse epoche. Nella prima metà del Cinquecento la stampa non è estranea al grande fenomeno della Riforma: Lutero la considerava un dono divino e se ne serviva, assieme all'uso del volgare, per favorire la diffusione della sua dottrina. Tuttavia per i libri dei riformatori nei paesi cattolici come l'Italia la circolazione era difficile e avveniva clandestinamente a causa della dura opposizione del papato. L'istituzione dell'Indice dei libri proibiti ad opera di Paolo IV è l'aspetto più evidente dell'atteggiamento repressivo della Chiesa romana, che vietava anche le traduzioni della Bibbia.
Nel corso del XVIII secolo la stampa si affermò saldamente in Europa e si diffuse anche in Russia e in America. All’allargamento del mercato delle pubblicazioni a stampa si accompagnò una ridefinizione delle figure che operavano nell’editoria. Risale infatti al 1709 la prima legge che riconosce all’autore una proprietà intellettuale sulla propria opera: il Copyright Act, emanato in Inghilterra durante il regno della regina Anna, accordava all’autore - e non più allo stampatore - un’esclusiva di 21 anni.
In questo periodo, accanto alle imprese private operavano le stamperie reali, ducali o granducali. È nella stamperia ducale di Parma che lavorò Giovanbattista Bodoni, la figura più illustre della tipografia italiana del Settecento. Le edizioni del Bodoni ebbero un enorme successo dovuto soprattutto alla loro qualità, alle ricche illustrazioni ed eleganti tipografie. Membri dell'aristocrazia europea, collezionisti, eruditi usufruivano dei suoi libri in quanto lui stesso mescolava gli inchiostri, usava carta della miglior qualità, disegnava eleganti pagine e li stampava e rilegava premurosamente. Il lascito di Bodoni è nel Manuale tipografico, pubblicato postumo nel 1818.
Il XIX secolo è segnato dallo sviluppo tecnologico della tipografia e dalla conseguente nascita dell’industria editoriale vera e propria. I primi progressi sono dell’inizio del secolo, quando cominciò a diffondersi la stereotipia, cioè il procedimento di riproduzione della forma della pagina composta mediante calco su lastra metallica. In questo periodo prendono il via i primi esperimenti di composizione meccanica che portano alla realizzazione della Linotype, nel 1886, e della Monotype, nel 1889.
L'itinerario offre una panoramica sullo sviluppo della stampa nel territorio maceratese, a partire dai primi esemplari conservati presso la Biblioteca Mozzi Borgetti per poi seguire le vicissitudini della UTO , tipografia storica maceratese che utilizzava i caratteri mobili e che continua ancora oggi, se pur in digitale, la sua attività.
Frédéric Barbier, Storia del libro: dall'antichità al 20. secolo, postfazione di Mario Infelise, Bari,
Dedalo, 2004 - 1 BIBLIOTECA MOZZI BORGETTI
- 2 CASA DEL MUTILATO
- 3 PALAZZO COSTA
- 4 UTO SEDE STORICA
- 5 UTO SEDE ATTUALE
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Il processo di stampa coinvolgeva più figure: il compositore, attingendo dalla cassa tipografica, prelevava direttamente i singoli caratteri e, aiutato dalla tacca che ognuno di essi aveva parallelamente alla spalla, senza dover ogni volta controllarne l’orientamento, li affiancava rovesciati, da sinistra verso destra, su uno strumento chiamato compositoio, sul quale componeva la linea di parole debitamente spaziate, fino a raggiungere la giustezza voluta, cioè l’esatta lunghezza prestabilita e misurata in righe tipografiche. Spettava poi al battitore il compito di inchiostrarla tramite un grosso tampone in pelle che, opportunamente imbevuto d'inchiostro, veniva passato sulle parti in rilievo. In seguito, il torcoliere azionava la leva del torchio, che spingeva la carta a contatto con i caratteri e permetteva il trasferimento dell'inchiostro sul foglio di carta. Un movimento della leva in senso contrario permetteva l'innalzamento del torchio, che rendeva possibile l'apertura del timpano e l'estrazione del foglio fresco di stampa, che veniva infine appeso a dei fili per permettere un rapido asciugamento.
Le tecniche e l'utilizzo della stampa si sono evoluti nel tempo, dando testimonianza dei cambiamenti culturali delle diverse epoche. Nella prima metà del Cinquecento la stampa non è estranea al grande fenomeno della Riforma: Lutero la considerava un dono divino e se ne serviva, assieme all'uso del volgare, per favorire la diffusione della sua dottrina. Tuttavia per i libri dei riformatori nei paesi cattolici come l'Italia la circolazione era difficile e avveniva clandestinamente a causa della dura opposizione del papato. L'istituzione dell'Indice dei libri proibiti ad opera di Paolo IV è l'aspetto più evidente dell'atteggiamento repressivo della Chiesa romana, che vietava anche le traduzioni della Bibbia.
Nel corso del XVIII secolo la stampa si affermò saldamente in Europa e si diffuse anche in Russia e in America. All’allargamento del mercato delle pubblicazioni a stampa si accompagnò una ridefinizione delle figure che operavano nell’editoria. Risale infatti al 1709 la prima legge che riconosce all’autore una proprietà intellettuale sulla propria opera: il Copyright Act, emanato in Inghilterra durante il regno della regina Anna, accordava all’autore - e non più allo stampatore - un’esclusiva di 21 anni.
In questo periodo, accanto alle imprese private operavano le stamperie reali, ducali o granducali. È nella stamperia ducale di Parma che lavorò Giovanbattista Bodoni, la figura più illustre della tipografia italiana del Settecento. Le edizioni del Bodoni ebbero un enorme successo dovuto soprattutto alla loro qualità, alle ricche illustrazioni ed eleganti tipografie. Membri dell'aristocrazia europea, collezionisti, eruditi usufruivano dei suoi libri in quanto lui stesso mescolava gli inchiostri, usava carta della miglior qualità, disegnava eleganti pagine e li stampava e rilegava premurosamente. Il lascito di Bodoni è nel Manuale tipografico, pubblicato postumo nel 1818.
Il XIX secolo è segnato dallo sviluppo tecnologico della tipografia e dalla conseguente nascita dell’industria editoriale vera e propria. I primi progressi sono dell’inizio del secolo, quando cominciò a diffondersi la stereotipia, cioè il procedimento di riproduzione della forma della pagina composta mediante calco su lastra metallica. In questo periodo prendono il via i primi esperimenti di composizione meccanica che portano alla realizzazione della Linotype, nel 1886, e della Monotype, nel 1889.
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