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Museum Museo San Pietro all'Orto di Massa Marittima

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Über das Museum

E’ il museo dell’arte salvata. Ritrovata. Figlia di miracoli. Molti dei capolavori qui conservati erano scomparsi e sono stati riscoperti solo dalla fine dell’800 fino ai giorni nostri. Ci sono tesori sorprendenti nelle sale del museo. Tesori con alle spalle piccole storie straordinarie. L’architetto e scultore pisano Giovanni di Nicola, più comunemente conosciuto come Giovanni Pisano, lo scultore senese Gano di Fazio, l’orafo Andrea Pisano, i pittori Ambrogio Lorenzetti e Stefano di Giovanni conosciuto come il Sassetta, sono gli attori di questo palcoscenico museale.

Qui è possibile ripercorrere l’eccezionale storia dell’arte di Massa Marittima, un viaggio che comincia nel millecento nei cantieri di una delle più belle cattedrali italiane, la grande chiesa di San Cerbone , e prosegue fino al Quattrocento e al Cinquecento. Sono i secoli dell’arte medioevale, del romanico e del gotico. In cinque piccole sale è possibile soffermarsi davanti a opere di grande bellezza che si raffrontano una con l’altra.

Nelle antiche sale capitolari di questo convento, ogni giorno, dove si ritrovavano i frati agostiniani, oggi si respira, attraverso l’arte, il fermento di quei tempi. Il potere feudale dei vescovi, eredi della santità di san Cerbone, lasciò, nel XIII secolo, il dominio temporale ai cittadini di Massa. Fu un secolo di libertà e ricchezza per un Libero Comune. Artisti insigni vi accorsero da Pisa e da Siena. Nel 1335, qui a Massa, Ambrogio Lorenzetti dipingeva la Maestà, una Madonna in trono, attorniata da angeli, santi, profeti ed evangelisti: erano gli anni nei quali Firenze e Siena si contendevano la supremazia della Toscana. Massa si arrese ai senesi e il viavai con la città del Palio si infittì. Il cammino artistico massetano non si arrestò. Tutt’altro. Pittori e scultori si affollavano nelle chiese della città. E da queste, dalla cattedrale e da sant’Agostino, provengono le opere esposte in questo museo.

I frati mendicanti dovettero lasciare il convento dopo l’Unità d’Italia. Questo edificio divenne scuola materna ed elementare. Tutti i massetani di mezza età hanno passato fra queste mura gli anni dell’infanzia. Infine, ultima, saggia metamorfosi nel 2005: grazie alla collaborazione fra Comune, Curia vescovile e Soprintendenza qui fu creato il museo.

Per secoli e secoli, la bellezza delle statue, dei quadri, delle pale d’altare e dei polittici oggi in questo museo è stata dimenticata o perduta. Solo a fine ‘800, questi capolavori sono stati ritrovati, uno dopo l’altro, in magazzini e soffitte, accanto a caldaie, murati dietro un altare. Un grande storico svizzero, Max Seidel, ha capito che il crocifisso sull’altare della cattedrale era stato scolpito da Giovanni Pisano. Ai primi del ‘900, si fu certi che quelle tavole dal fondo dorato erano un’eccezionale lavoro di Ambrogio Lorenzetti.

Quanto vedrete in questo museo è stato ritrovato dopo furti o sono frammenti superstiti di capolavori dispersi. Sono pitture scampate alla disattenzione degli uomini. Un miracolo. Il bagliore di una vernice d’oro o il riflesso di un azzurro del cielo, è riapparso come uno dei quei prodigi che l’arte, a volte, è capace di provocare.

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