Audio tour MARTINAscolto Il linguaggio artistico del patrimonio culturale
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Update Required To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.Benvenuti nel centro storico di Martina Franca, il cui attuale aspetto urbanistico è frutto delle numerose trasformazioni legate alle vicende storiche, sociali e culturali che nel corso del tempo ne hanno modificato l’assetto, fino a donargli il caratteristico stile barocco che oggi ancora caratterizza sia l’edilizia sacra che quella civile.
Gli elementi di maggior pregio di questa città sono infatti riflessi proprio nel suo patrimonio architettonico, che, a differenza di altre città, ha adottato un particolare gusto decorativo diffuso soprattutto nel corso del XVIII sec. anche agli edifici “minori”, dando vita ad un linguaggio artistico che è stato definito “barocco orizzontale” e che costituisce un’ulteriore specificità di questo centro urbano.
Un paesaggio culturale particolare, in cui le grandi chiese o la dimora ducale, pur imponendosi per dimensioni nel segnare lo skyline della città, non riescono tuttavia a svolgere il loro ruolo prefissato di autocelebrazione del potere, finendo invece per essere perfettamente integrati nell’ambiente urbano circostante. Ambiente che ne riduce la carica elitaria, generando al contempo una ricerca stilistica e formale del tutto autonoma, che produce un lessico figurativo fatto di elementi ripetuti ed uniformi.
E’ proprio la rilettura in chiave barocca della città a conferire all’intero organismo un carattere di omogeneità. Gli interventi settecenteschi faranno sopravvivere ben poco della Martina medievale e cinquecentesca. Il fervore edilizio che li contraddistingue, ha disegnato con una pietra scura e calda linee raffinate ed eleganti sulle bianche pareti di calce grassa di chiese e palazzi.
Fregi e cornici, mensole e lesene, maschere e doccioni, stemmi e cartigli si rincorrono nelle facciate martinesi nelle forme più varie e nelle collocazioni più disparate, in vortice decorativo che coinvolge portali e loggiati, finestre e balconi.
Sono questi i punti di maggiore concentrazione di ornati connotati da un forte plasticismo, quasi una sorta di architettura come arredo, sui quali i “maestri della polvere bianca” - così venivano chiamati gli scalpellini locali - hanno lasciato le più interessanti testimonianze di un elaborato e vibrante repertorio artistico, percepibile attraversando gli spazi di uno scenario urbano pensato e letto quasi come fosse un teatrino di corte, così come lo definisce Cesare Brandi, nella sua illustre opera letteraria “Pellegrino di Puglia”.
L’audioguida che state ascoltando, è stata realizzata in italiano, inglese, francese, tedesco e arabo dagli studenti del Liceo Statale “Tito Livio” e dagli ospiti del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) di Martina Franca, per favorire il processo di integrazione sociale dei migranti e l’accessibilità del patrimonio culturale locale.
- 1 L'Arco di Santo Stefano
- 2 Il Palazzo Ducale
- 3 La Basilica di San Martino
- 4 La Chiesa del Monte Purgatorio
- 5 La Chiesa di San Domenico
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Gli elementi di maggior pregio di questa città sono infatti riflessi proprio nel suo patrimonio architettonico, che, a differenza di altre città, ha adottato un particolare gusto decorativo diffuso soprattutto nel corso del XVIII sec. anche agli edifici “minori”, dando vita ad un linguaggio artistico che è stato definito “barocco orizzontale” e che costituisce un’ulteriore specificità di questo centro urbano.
Un paesaggio culturale particolare, in cui le grandi chiese o la dimora ducale, pur imponendosi per dimensioni nel segnare lo skyline della città, non riescono tuttavia a svolgere il loro ruolo prefissato di autocelebrazione del potere, finendo invece per essere perfettamente integrati nell’ambiente urbano circostante. Ambiente che ne riduce la carica elitaria, generando al contempo una ricerca stilistica e formale del tutto autonoma, che produce un lessico figurativo fatto di elementi ripetuti ed uniformi.
E’ proprio la rilettura in chiave barocca della città a conferire all’intero organismo un carattere di omogeneità. Gli interventi settecenteschi faranno sopravvivere ben poco della Martina medievale e cinquecentesca. Il fervore edilizio che li contraddistingue, ha disegnato con una pietra scura e calda linee raffinate ed eleganti sulle bianche pareti di calce grassa di chiese e palazzi.
Fregi e cornici, mensole e lesene, maschere e doccioni, stemmi e cartigli si rincorrono nelle facciate martinesi nelle forme più varie e nelle collocazioni più disparate, in vortice decorativo che coinvolge portali e loggiati, finestre e balconi.
Sono questi i punti di maggiore concentrazione di ornati connotati da un forte plasticismo, quasi una sorta di architettura come arredo, sui quali i “maestri della polvere bianca” - così venivano chiamati gli scalpellini locali - hanno lasciato le più interessanti testimonianze di un elaborato e vibrante repertorio artistico, percepibile attraversando gli spazi di uno scenario urbano pensato e letto quasi come fosse un teatrino di corte, così come lo definisce Cesare Brandi, nella sua illustre opera letteraria “Pellegrino di Puglia”.
L’audioguida che state ascoltando, è stata realizzata in italiano, inglese, francese, tedesco e arabo dagli studenti del Liceo Statale “Tito Livio” e dagli ospiti del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) di Martina Franca, per favorire il processo di integrazione sociale dei migranti e l’accessibilità del patrimonio culturale locale.
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2 reviews
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05-27-2017
Ottime audio guide, con accenti perfetti anche nelle lingue straniere.
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05-24-2017
Bravi e competenti!
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