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Museum Museo Civico di Lanuvio

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Il giorno 21 Aprile 2001 il Museo Civico di Lanuvio è tornato a collocarsi nel piano terra del Palazzo Comunale, sua sede originaria. Sappiamo infatti che già nell’Aprile del 1881, in seguito ai lavori per la costruzione dell’edificio comunale, vennero ritrovati i resti del balineum dell’antica Lanuvium. Quest’ultimo venne identificato grazie al ritrovamento di un’iscrizione studiata ed interpretata dal Tomassetti.
Fu lo stesso Tomassetti ad informare della scoperta la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, che inviò a Lanuvio Rodolfo Lanciani, ingegnere degli scavi per Roma. Lanciani si intrattenne con l’allora Sindaco Dario Rossi intenzionato a realizzare in una sala al pianterreno del nuovo palazzo municipale un museo lanuvino raccogliendovi il materiale del territorio. Vista l’enorme importanza che la città di Lanuvio mostrava dal punto di vista archeologico e vista la voglia del Sindaco Dario Rossi di creare un museo lanuvino, si avvertì l’esigenza di creare un Ispettore alle antichità lanuvine, considerato che dopo le dimissioni di Federico Luchini Lanuvio ne era rimasta sprovvista.
Lanciani propose al Comune di Civita Lavinia il pittore Arthur John Strutt per l’incarico, come si evince da una lettera del Direttore Generale delle Antichità Giuseppe Fiorelli indirizzata al Prefetto di Roma.
Strutt inizierà una puntigliosa opera di restauro e valorizzazione delle antichità del territorio fino al 1888, anno della sua morte. Gli succederà Vincenzo Seratrice, pittore, autore del restauro delle sei arcate del Portico del Santuario di Giunone Sospita e di un’opera di salvaguardia del territorio molto rigorosa. Nel 1912 divenne Ispettore Mons. Alberto Galieti, illustre archeologo lanuvino, che ebbe il grande merito di continuare e potenziare il lavoro svolto dai suoi predecessori. Fu infatti dietro il suo impulso che il 12 Gennaio del 1913, il Comune di Civita Lavinia, mediante una delibera di Consiglio Comunale mise a disposizione i locali al pianoterra del Municipio per istituire un Museo Civico con la denominazione di Museo Lanuvino. In quell’occasione il Comune si interessò anche dell’impiantistica e dello stanziamento di £. 300 per la manutenzione e l’incremento della raccolta. Purtroppo gli eventi catastrofici dell’ultimo conflitto mondiale che rasero quasi completamente al suolo la cittadina di Lanuvio distrussero anche la sede museale e parte della raccolta di cui ci resta una descrizione nella Guida di Lanuvio redatta dal Galieti nel 1930.
Mentre l’edificio comunale è stato ripristinato, i reperti “ordinati” da Monsignor Alberto Galieti, ad eccezione di un piccolo numero, non vennero più ritrovati.
C’è stato un lungo periodo in cui il museo non ebbe una sede. I reperti hanno trovato collocazione provvisoria d’immagazzinamento nei locali di Villa Sforza anche grazie ad un gruppo di lavoro composto da volontari, gruppo istituito negli anni 70, che organizzò anche una mostra itinerante con fotografie d’epoca inerenti il territorio dei Castelli Romani (curata da Eugenio Casieri) e che diede vita ad alcuni numeri della collana “Archeologia e Società” diretta dall’ing. Eugenio Ennio Cierlesi. Negli anni ’80 un primo impulso all’Archeologia lanuvina venne dall’allora amministrazione comunale con il Sindaco Romeo D’Alessio con la direzione onoraria assegnata al dott. Giuseppe Chiarucci, studioso che nel 1982 aveva pubblicato un pregevole studio topografico sull’antica Lanuvium. Sempre negli anni ’80 il Collegio Culturale Alberto Galieti diede vita ad un’esposizione permanente nei locali di via Roma, 1.

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