Monte Argentario
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Oggi caratteristico promontorio legato alla terra dai due Tomboli di Giannella e Feniglia, oltre che dal terrapieno che lo congiunge ad Orbetello, Monte Argentario fu con ogni probabilità un’isola, prima che i tomboli venissero a chiudere la laguna in epoca geologica, le sue coste offrirono ambìti scali marittimi e commerciali, porti sicuri fin dai tempi più antichi. Numerose le grotte, come quelle “degli Stretti” o “Del Granduca” e di “Cala de’ Santi”, dove gli archeologi hanno rinvenuto reperti che attestano il passaggio di insediamenti in epoche preistoriche; e nei pressi di Cala Galera (Porto Ercole) sono state scoperte anche tracce di una necropoli etrusca. In epoca romana il promontorio appartenne alla nobile famiglia dei Domizi Enobarbi, ricchi commercianti ed “argentarii” (prestasoldi), e c’è chi dice che possa essere per questo motivo che si giunse a chiamarlo “Argentario” (ma forse furono le lucenti rocce micacee a suggerirne il nome): era di proprietà dei Domizi la lussuosa villa con peschiera e zona termale del I sec. a.C., i cui resti non visitabili ma visibili sulla costa in località Santa Liberata, presso Santo Stefano. Le prime fortificazioni documentate risalgono al XV secolo e alla dominazione senese (tempi di malgoverno e grande povertà per questa terra, che oltretutto era spesso preda degli attacchi saraceni), ma un progetto militare di difesa più articolato fu attuato al tempo della dominazione spagnola, quando il Monte Argentario entrò a far parte dello Stato dei Presidi (1557), al tempo di Filippo II di Spagna, che giustamente considerava di grande importanza strategica questa parte di costa, posta tra lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana. Sono di quel periodo i magnifici forti che ancora caratterizzano il territorio, per il resto coperto da folta macchia mediterranea che lascia il posto a pittoresche calette sulla costa verso il mare aperto e ad ampie e riparate insenature portuali rivolte verso terra, dove sorsero Porto Santo Stefano - oggi sede del comune - e Porto Ercole. In questi luoghi ameni l’apparato governativo spagnolo (nel Settecento sostituito per un breve periodo da quello austriaco, vedi Orbetello) visse in armonia con una folta comunità di pescatori, sia toscani che liguri e napoletani che lì si erano stanziati, fino a quando, nel 1815, l’Argentario divenne parte del Granducato di Toscana e infine del Regno d’Italia.
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