Simone Martini, Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita
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Simone Martini, Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Margherita, 1333. Tempera su tavola.
Dimenticate la società borghese dei mercanti fiorentini, la semplicità disadorna ma concreta delle Madonne di Giotto ed entrate con questo quadro nel mondo irreale e fantastico dell’aristocrazia senese.
Preziosa come un’opera di oreficeria, l’Annunciazione brillava un tempo in tutto il suo splendore sull’altare di S.Ansano nel Duomo di Siena, per il quale il grande pittore Simone Martini la dipinse nel 1333.
Per prima cosa osservate la struttura della tavola, che riecheggia nella divisione in tre parti e nelle cuspidi traforate la forma stessa della facciata della cattedrale senese.
L’angelo è appena arrivato per portare il suo annuncio, lo si nota dal mantello ancora svolazzante e dalle magnifiche ali aperte: appena posato a terra parla e dalla bocca escono le parole che rivolge alla Vergine, parole che appaiono in leggero rilievo a lettere dorate, come un fantastico fumetto medievale.
La Vergine colta di sorpresa si ritrae in un gesto che esprime sconcerto, l’espressione leggermente corrucciata, come di nobildonna disturbata da un estraneo mentre è intenta alle proprie occupazioni.
Nessun accenno alla rappresentazione della prospettiva, se non per il piccolo trono in tralice, nessun desiderio di evidenziare il volume, come dimostrano l’assenza di chiaroscuro, il blu omogeneo dell’abito della Vergine; è l’oro, simbolo della luce divina, che unifica tutta la scena, dal fondo compatto al pavimento screziato, dalla veste dell’angelo al tessuto prezioso che copre lo schienale del trono; in questo spazio irreale e lucente tutto è affidato alla linea, che crea raffinati arabeschi e ci immerge in una atmosfera astratta di sogno.
Il mondo esclusivo dell’oligarchia che governava Siena si riflette in questa immagine, sommo capolavoro dell’arte gotica: e non solo la snella figura della Vergine simile ad una principessa, , ma anche i particolari, come il trono decorato, il libro prezioso, il vaso sfaccettato, ci portano all’interno della cultura cosmopolita europea, soprattutto francese, con cui Siena divideva il gusto per i piccoli e rari avori, i codici miniati, i broccati preziosi.
Una curiosità̀: il mantello dell’angelo è di tessuto scozzese, la stoffa chiamata allora “scotum” che Siena già̀ nel Trecento importava in esclusiva dalla lontana Scozia.
Dimenticate la società borghese dei mercanti fiorentini, la semplicità disadorna ma concreta delle Madonne di Giotto ed entrate con questo quadro nel mondo irreale e fantastico dell’aristocrazia senese.
Preziosa come un’opera di oreficeria, l’Annunciazione brillava un tempo in tutto il suo splendore sull’altare di S.Ansano nel Duomo di Siena, per il quale il grande pittore Simone Martini la dipinse nel 1333.
Per prima cosa osservate la struttura della tavola, che riecheggia nella divisione in tre parti e nelle cuspidi traforate la forma stessa della facciata della cattedrale senese.
L’angelo è appena arrivato per portare il suo annuncio, lo si nota dal mantello ancora svolazzante e dalle magnifiche ali aperte: appena posato a terra parla e dalla bocca escono le parole che rivolge alla Vergine, parole che appaiono in leggero rilievo a lettere dorate, come un fantastico fumetto medievale.
La Vergine colta di sorpresa si ritrae in un gesto che esprime sconcerto, l’espressione leggermente corrucciata, come di nobildonna disturbata da un estraneo mentre è intenta alle proprie occupazioni.
Nessun accenno alla rappresentazione della prospettiva, se non per il piccolo trono in tralice, nessun desiderio di evidenziare il volume, come dimostrano l’assenza di chiaroscuro, il blu omogeneo dell’abito della Vergine; è l’oro, simbolo della luce divina, che unifica tutta la scena, dal fondo compatto al pavimento screziato, dalla veste dell’angelo al tessuto prezioso che copre lo schienale del trono; in questo spazio irreale e lucente tutto è affidato alla linea, che crea raffinati arabeschi e ci immerge in una atmosfera astratta di sogno.
Il mondo esclusivo dell’oligarchia che governava Siena si riflette in questa immagine, sommo capolavoro dell’arte gotica: e non solo la snella figura della Vergine simile ad una principessa, , ma anche i particolari, come il trono decorato, il libro prezioso, il vaso sfaccettato, ci portano all’interno della cultura cosmopolita europea, soprattutto francese, con cui Siena divideva il gusto per i piccoli e rari avori, i codici miniati, i broccati preziosi.
Una curiosità̀: il mantello dell’angelo è di tessuto scozzese, la stoffa chiamata allora “scotum” che Siena già̀ nel Trecento importava in esclusiva dalla lontana Scozia.
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