Sant'Agata: storia di una giovane martire
Agata nasce a Catania da famiglia nobile. Si era da poco votata a Cristo quando, nel 251 d.C., l’imperatore Decio scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani. Presa di mira dal proconsole romano Quinziano, che governava la città, Agata lo rifiutò.
Quinziano, per vendicarsi, la accusò di vilipendio alla religione ufficiale. Inseguita dai suoi soldati, venne arrestata vicino al palazzo pretorio di Quinziano, nelle cui segrete si trovava il carcere.
Il proconsole tentò, dapprima, di farla cedere alle sue lusinghe portandola a casa della meretrice Afrodisia, ma Agata non cedette. La sottopose a un interrogatorio per farle abiurare la religione cristiana, ma la fanciulla non cedette.
Allora fu portata in carcere: fu fustigata, le vennero stirate le membra, lacerate le carni col pettine di ferro e strappate le mammelle, senza che mai Agata rinnegasse la sua fede in Dio. Lì in carcere, le apparve un vecchio medico: era l’Apostolo Pietro, venuto a guarire le sue ferite.
Quinziano, a quel punto, la voleva morta a tutti i costi. Mentre la faceva martirizzare coi carboni ardenti, ci fu un terremoto e il popolo, che vide nell’evento una punizione divina per le torture che Quinziano stava infliggendo ad Agata, si sollevò costringendo il proconsole alla fuga.
In carcere, ormai devastata nel corpo ma non nell’anima, Agata morì il 5 febbraio 251.
Il video allegato a questa scheda è di Marina Cafà, di Identitas Sicilia
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