Niccolò III Orsini
Niccolò III Orsini è stato senza ombra di dubbio uno dei più grandi condottieri del suo tempo ed il più prestigioso personaggio che la famiglia Orsini abbia avuto.
Nacque a Pitigliano nel 1442, anche se il senatore veneziano Giovanni Battista Egnazio, che alla morte di Niccolò tenne l’elogio funebre, lo fa nativo di Roma.
Fu il secondogenito del Conte Aldobrandino. Sposò Elena dei Conti di Montelanico ed ebbe otto figli: Gentile, Lodovico, Aldobrandino, Gianfrancesco, Lella, Bartolomea, Francesca e Diadora. Dalla seconda moglie Guglielmina ebbe due figli: Chiappino e Brigida. Fin da giovanissimo fu educato all’arte della guerra alla scuola del grande condottiero Jacopo Piccinino, ma il suo primo maestro nel trattare le armi, fu il padre Aldobrandino perennemente in guerra con Siena.
Nell’anno 1466 Niccolò Orsini divenne Conte di Pitigliano: suo padre Aldobrandino, sebbene in età avanzata, aveva avuto un figlio illegittimo dalla sua concubina e cugina Penelope e questa, essendo una donna ambiziosa, fece avvelenare da un paggio il primogenito Lodovico, figlio di Aldobrandino e fratello di Niccolò, sperando così che suo figlio divenisse un giorno Conte di Pitigliano. Niccolò seppe la verità sulla tragica fine del fratello, tornò a Pitigliano, uccise Penelope e tolse al padre Aldobrandino il feudo facendosi acclamare dal popolo Conte di Pitigliano.
In seguito, divenne condottiero della Repubblica di Firenze, in quanto, dopo la congiura dei Pazzi, venne chiamato da Lorenzo il Magnifico al proprio servizio.
Nel 1481 da re Ferdinando I d’Aragona gli fu concesso, almeno nominalmente, il titolo di conte di Nola, contea che appartenuta ad un altro ramo della famiglia Orsini, ma successivamente incamerata dal Demanio del Regno di Napoli.
Nel 1482 lo troviamo generale delle milizie pontificie ed in seguito, durante la battaglia di Fornovo del 1495, fu fatto prigioniero dai Francesi del Re Carlo VIII e, riuscito a liberarsi, al grido di “Pitigliano” riordinò l’esercito alleato e costrinse alla fuga l’esercito francese.
Nello stesso anno divenne governatore delle milizie veneziane e da Venezia, nel 1496, venne nominato Capitano Generale, incarico che mantenne fino alla morte che avvenne a Lonigo di Venezia il 27 Febbraio 1510.
Si ammalò il 21 gennaio e a nulla servirono le cure dei medici. Morì nella notte dopo aver voluto accanto, tra gli altri, Messer Lucio Malvezzi a cui affidò il comando delle truppe e prima di morire disse a coloro che lo assistevano queste parole: “La vostra fede ed il vostro amore attenete alla Repubblica, che se essa venisse a perire, tutta la virtù degli animi italiani e la stessa arte militare che voi soli sino a questo dì sostenuta avete, insieme con lei perirà. Chi infatti vi nutrirà, chi v’innalzerà, chi vi chiamerà a reggere gli eserciti se questa parte del mondo sarà ridotta sotto a Re barbari?”.
Il corpo del “Pitigliano”, così era chiamato, venne portato a Padova, per ordine del Senato, nella Chiesa degli eremitani di Sant’Agostino e da qui a Venezia nella Cappella di S. Giovanni in S. Marco.
Poi fu traslato nella Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo ove gli venne fatta costruire una statua equestre in bronzo dorato, con l’epigrafe: “A Niccolò Orsini, grande per valore e fedeltà, principe celeberrimo di Nola e Pitigliano, fortunatissimo generale dei Senesi, dei Pontefici Pio II, Innocenzo, Alessandro e dei Re di Napoli Ferdinando ed Alfonso; per quindici anni operatore di cose grandi a pro della Repubblica Veneta, ed in ultimo per aver valorosamente salvata Padova dal più duro di tutti gli assedi, il Senato Veneziano questo Monumento pose. Morì a 68 anni nel 1510”.
Poi il suo cuore, per suo stesso volere, fu portato a Pitigliano e i suoi resti mortali furono traslati a Fiano Romano nella Chiesa di S. Stefano Nuovo.
Pitigliano e Fiano furono le sue residenze preferite, mentre non si hanno notizie precise sui suoi soggiorni a Nola nella Reggia Orsini, fatta costruire da Orso tra il 1460 e il 1470. Il palazzo fu incamerato dal Demanio del Regno di Napoli intorno al 1480 e poi riassegnato a Niccolò III.
Nel 1498 la Serenissima assegnò a Niccolò il feudo di Gedi nel bresciano e nel 1500 Niccolò decise di stabilirvi la residenza, facendo costruire un lussuoso palazzo. Dieci anni dopo, a 68 anni, interruppe le attività militari e morì poco dopo per malattia.
(Sunto storico di Franco Paioletti - qui)
Scarica l'app gratuita izi.TRAVEL
Crea i tuoi audio tour!
L'uso del sistema e l'app di guida per dispositivi mobili sono gratuiti
