La tomba 56 della Necropoli di Val Berretta (Castiglione della Pescaia)
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L’ETA’ ARCAICA (VI SEC. A.C.)
Il comprensorio di Castiglione della Pescaia, che doveva rappresentare uno dei principali sbocchi al mare, come quelli estesi tra Gavorrano - Giuncarico - Massa Marittima - Follonica - Scarlino, apparteneva al territorio della città-stato di Vetulonia ed in età “orientalizzante” ed arcaica (VII - VI sec. a.C.) dipendeva politicamente, culturalmente ed economicamente da quest’ultima.
La necropoli di Val Berretta (a Castiglione della Pescaia) comprendeva oltre 60 piccole tombe a camera ricoperte da un tumulo di terra di circa 10/15 mt. di diametro, databili al VI sec. a.C. Un breve dròmos, talvolta asimmetrico, consentiva l’ingresso all’interno della camera, dove i defunti, inumati, erano adagiati a terra su pelli o stuoie non conservate, su spazi appositamente lastricati o su lettini in pietra - di fattura molto più semplice rispetto ai letti con gambe modanate dei tumuli vetuloniesi della Pietrera e del Diavolino - , dei quali rimangono in posto le lastre verticali di sostegno. Le tombe, riutilizzate per più generazioni, mostrano corredi con oggetti databili tra il VI ed il IV sec. a.C., assai meno sfarzosi di quelli deposti all’interno delle tombe orientalizzanti.
La nuova realtà urbana, affermatasi pienamente nel VI sec. a.C., porta con sé una diversa organizzazione sociale all’interno della città, con una diversa distribuzione della ricchezza, divisa non più tra pochi aristocratici, ma tra un più largo numero di membri appartenenti al nuovo ceto dirigente, che, accanto ai vecchi Principi aristocratici, presenta una larga fascia di “uomini nuovi”, arricchitisi con il commercio e con le attività imprenditoriali ed ascesi al ruolo di dirigenti in seno al corpo cittadino. Questa diversa distribuzione di ricchezza emerge appieno all’interno dei corredi funebri, che vedono la scomparsa della massa di prodotti esotici orientali, il prevalere della ceramica rispetto al più costoso metallo, la sostituzione del ferro al più nobile bronzo, la riduzione dei monili in metallo prezioso. D’altra parte, nella stessa architettura funeraria, la moltitudine di piccoli tumuli di Val Berretta sostituisce le poche monumentali tombe a thòlos della Vetulonia dei Principi di VII sec. a.C.
Orecchino d’oro a cornetta.
Fermaglio d’oro a due coppie di ghiande.
Il corredo della tomba n. 56 di Val Berretta contiene numerosi vasi importati dalla Grecia e dall’Asia Minore, alàbastra portaprofumi in bucchero, ornati con testine femminili a rilievo, resti di asce in ferro e persino alcuni gioielli in oro: un orecchino “a cornetta”, ed un piccolo fermaglio con due coppie di ghiande decorate nella tecnica vetuloniese del “pulviscolo”.
Il comprensorio di Castiglione della Pescaia, che doveva rappresentare uno dei principali sbocchi al mare, come quelli estesi tra Gavorrano - Giuncarico - Massa Marittima - Follonica - Scarlino, apparteneva al territorio della città-stato di Vetulonia ed in età “orientalizzante” ed arcaica (VII - VI sec. a.C.) dipendeva politicamente, culturalmente ed economicamente da quest’ultima.
La necropoli di Val Berretta (a Castiglione della Pescaia) comprendeva oltre 60 piccole tombe a camera ricoperte da un tumulo di terra di circa 10/15 mt. di diametro, databili al VI sec. a.C. Un breve dròmos, talvolta asimmetrico, consentiva l’ingresso all’interno della camera, dove i defunti, inumati, erano adagiati a terra su pelli o stuoie non conservate, su spazi appositamente lastricati o su lettini in pietra - di fattura molto più semplice rispetto ai letti con gambe modanate dei tumuli vetuloniesi della Pietrera e del Diavolino - , dei quali rimangono in posto le lastre verticali di sostegno. Le tombe, riutilizzate per più generazioni, mostrano corredi con oggetti databili tra il VI ed il IV sec. a.C., assai meno sfarzosi di quelli deposti all’interno delle tombe orientalizzanti.
La nuova realtà urbana, affermatasi pienamente nel VI sec. a.C., porta con sé una diversa organizzazione sociale all’interno della città, con una diversa distribuzione della ricchezza, divisa non più tra pochi aristocratici, ma tra un più largo numero di membri appartenenti al nuovo ceto dirigente, che, accanto ai vecchi Principi aristocratici, presenta una larga fascia di “uomini nuovi”, arricchitisi con il commercio e con le attività imprenditoriali ed ascesi al ruolo di dirigenti in seno al corpo cittadino. Questa diversa distribuzione di ricchezza emerge appieno all’interno dei corredi funebri, che vedono la scomparsa della massa di prodotti esotici orientali, il prevalere della ceramica rispetto al più costoso metallo, la sostituzione del ferro al più nobile bronzo, la riduzione dei monili in metallo prezioso. D’altra parte, nella stessa architettura funeraria, la moltitudine di piccoli tumuli di Val Berretta sostituisce le poche monumentali tombe a thòlos della Vetulonia dei Principi di VII sec. a.C.
Orecchino d’oro a cornetta.
Fermaglio d’oro a due coppie di ghiande.
Il corredo della tomba n. 56 di Val Berretta contiene numerosi vasi importati dalla Grecia e dall’Asia Minore, alàbastra portaprofumi in bucchero, ornati con testine femminili a rilievo, resti di asce in ferro e persino alcuni gioielli in oro: un orecchino “a cornetta”, ed un piccolo fermaglio con due coppie di ghiande decorate nella tecnica vetuloniese del “pulviscolo”.
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