Audiotour ECOMUSEO DEL PALEOLITICO - VILLAGGIO THOLOS
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Update Required To play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your Flash plugin.La seconda meta è la Valle Giumentina, la cui testata è distante pochi passi sulla strada bianca. Si osservi nel frattempo l’ampio e ondulato Piano dei Valli, verdeggiante di coltivi.
La Valle Giumentina ha un suo rilievo storico e archeologico legato ad un lago preistorico scomparso e ad alcuni insediamenti umani del paleolitico.
La storia di questa valle è molto antica.
Infatti, la sua colonizzazione risale al Paleolitico inferiore, in cui divenne l’habitat dall’Homo Erectus.
Queste informazioni risalgono da diversi scavi archeologici avvenuti nella valle, i primi dei quali risalgono agli anni ‘50 e proseguono tutt'oggi viste le continue scoperte che hanno portato la valle ad essere uno dei luoghi di maggior interesse per lo studio dell’uomo preistorico in Europa.Tra i reperti rinvenuti sono presenti strumenti di selce scheggiata e resti ossei di cervo, ad indicare che il sito era usato come sito di caccia e macellazione. Oltre che reperti antropologici, sono importanti i ritrovamenti nel sedimento di pollini e vari organismi che permettono di studiare i cambiamenti climatici che si sono susseguiti nel corso degli anni. .
Proprio qui è stato costruito un originale Ecomuseo del Paleolitico.
È un museo all’aperto che propone sei capanne ricostruite in pietra a secco, architetture povere tipiche dell’ambiente agro-pastorale abruzzese. E' facile perdersi in un paesaggio naturale, archeologico e storico derivato da un affascinante e secolare rapporto tra uomo e ambiente.
Nelle capanne sono illustrate, mediante pannelli, le tematiche inerenti le testimonianze ed attività dell’uomo primitivo a Valle Giumentina, il contesto archeologico dalla protostoria al medioevo nel territorio di Abbateggio, le funzioni e geometrie delle strutture in pietra a secco, insieme alla dura vita dei pastori transumanti, ed ancora i caratteri della flora e della fauna.
L’Ecomuseo del Paleolitico ripropone i Tholos sotto un contesto didattico. Al loro interno sono infatti presenti dei cartelli che ripercorrono la vita dell’uomo di Neanderthal nella Valle Giumentina, spiegano il contesto archeologico della valle fino al medioevo e la vita dei pastori durante la costruzione dei Tholos.
I tholos, queste strutture sono la testimonianza tangibile della storia abruzzese.
La loro origine si deve agli agricoltori che in passato coltivavano queste aree. I contadini, costretti a togliere le pietre dal terreno per poterlo coltivare, creavano dei grossi cumuli di pietrame che divenivano l’unica sorgente di materiale disponibile per poter costruire ripari, fienili o piccoli magazzini.
Queste capanne potevano, in alcuni casi, presentare tre piani, raggiungendo i 6-7 metri di altezza e a volte avevano funzionali elementi di arricchimento degli interni, come le brangate, una specie di soppalco sopraelevato da terra di circa un metro e realizzato con rami conficcati nelle pietre e paglia, e veniva utilizzato come giaciglio. Altri elementi erano le nicchie, usate per deporre oggetti o come fonte di illuminazione, le rare finestre, piccoli camini e canne fumarie.Solitamente il terzo piano era utilizzato come piccionaia, mentre il secondo piano poteva avere un altro ingresso esterno. Alcuni presentavano all’esterno vasche di piccole dimensioni per la raccolta di acqua piovana e muretti per la protezione dell’ingresso.
I tholos venivano costruiti a mano ed erano usati, a seconda delle necessità, piani inclinati, rulli e forza animale.
E’ possibile osservare queste strutture, o i loro ruderi, in molte aree dell’Abruzzo ma la maggior concentrazione si ha nell’area della Majella.
La datazione di queste strutture è incerta ma dalle testimonianze orali e dalle incisioni trovate su vari tholos si pensa che la loro edificazione risalga alla seconda metà dell’ottocento.
Inoltre nel territorio di Roccamorice/Abbateggio, oltre a svariate capanne di piccole dimensioni, è possibile osservare un tholos di 6 metri, per ora il più rande tholos ritrovato, con struttura a gradone elicoidale, dotato di due ingressi su livelli diversi.
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La Valle Giumentina ha un suo rilievo storico e archeologico legato ad un lago preistorico scomparso e ad alcuni insediamenti umani del paleolitico.
La storia di questa valle è molto antica.
Infatti, la sua colonizzazione risale al Paleolitico inferiore, in cui divenne l’habitat dall’Homo Erectus.
Queste informazioni risalgono da diversi scavi archeologici avvenuti nella valle, i primi dei quali risalgono agli anni ‘50 e proseguono tutt'oggi viste le continue scoperte che hanno portato la valle ad essere uno dei luoghi di maggior interesse per lo studio dell’uomo preistorico in Europa.Tra i reperti rinvenuti sono presenti strumenti di selce scheggiata e resti ossei di cervo, ad indicare che il sito era usato come sito di caccia e macellazione. Oltre che reperti antropologici, sono importanti i ritrovamenti nel sedimento di pollini e vari organismi che permettono di studiare i cambiamenti climatici che si sono susseguiti nel corso degli anni. .
Proprio qui è stato costruito un originale Ecomuseo del Paleolitico.
È un museo all’aperto che propone sei capanne ricostruite in pietra a secco, architetture povere tipiche dell’ambiente agro-pastorale abruzzese. E' facile perdersi in un paesaggio naturale, archeologico e storico derivato da un affascinante e secolare rapporto tra uomo e ambiente.
Nelle capanne sono illustrate, mediante pannelli, le tematiche inerenti le testimonianze ed attività dell’uomo primitivo a Valle Giumentina, il contesto archeologico dalla protostoria al medioevo nel territorio di Abbateggio, le funzioni e geometrie delle strutture in pietra a secco, insieme alla dura vita dei pastori transumanti, ed ancora i caratteri della flora e della fauna.
L’Ecomuseo del Paleolitico ripropone i Tholos sotto un contesto didattico. Al loro interno sono infatti presenti dei cartelli che ripercorrono la vita dell’uomo di Neanderthal nella Valle Giumentina, spiegano il contesto archeologico della valle fino al medioevo e la vita dei pastori durante la costruzione dei Tholos.
I tholos, queste strutture sono la testimonianza tangibile della storia abruzzese.
La loro origine si deve agli agricoltori che in passato coltivavano queste aree. I contadini, costretti a togliere le pietre dal terreno per poterlo coltivare, creavano dei grossi cumuli di pietrame che divenivano l’unica sorgente di materiale disponibile per poter costruire ripari, fienili o piccoli magazzini.
Queste capanne potevano, in alcuni casi, presentare tre piani, raggiungendo i 6-7 metri di altezza e a volte avevano funzionali elementi di arricchimento degli interni, come le brangate, una specie di soppalco sopraelevato da terra di circa un metro e realizzato con rami conficcati nelle pietre e paglia, e veniva utilizzato come giaciglio. Altri elementi erano le nicchie, usate per deporre oggetti o come fonte di illuminazione, le rare finestre, piccoli camini e canne fumarie.Solitamente il terzo piano era utilizzato come piccionaia, mentre il secondo piano poteva avere un altro ingresso esterno. Alcuni presentavano all’esterno vasche di piccole dimensioni per la raccolta di acqua piovana e muretti per la protezione dell’ingresso.
I tholos venivano costruiti a mano ed erano usati, a seconda delle necessità, piani inclinati, rulli e forza animale.
E’ possibile osservare queste strutture, o i loro ruderi, in molte aree dell’Abruzzo ma la maggior concentrazione si ha nell’area della Majella.
La datazione di queste strutture è incerta ma dalle testimonianze orali e dalle incisioni trovate su vari tholos si pensa che la loro edificazione risalga alla seconda metà dell’ottocento.
Inoltre nel territorio di Roccamorice/Abbateggio, oltre a svariate capanne di piccole dimensioni, è possibile osservare un tholos di 6 metri, per ora il più rande tholos ritrovato, con struttura a gradone elicoidale, dotato di due ingressi su livelli diversi.
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