A partire dalla fine del VI secolo a.C. Vulci conosce un grande fervore costruttivo. La città definisce gli spazi urbani, con grandi e importanti edifici pubblici sacri e civili sull’acropoli decorati da raffinate terrecotte architettoniche.
Le preziose ceramiche da banchetto prodotte ad Atene nel VI e nel V sec. a.C. e importate a Vulci diffondono nel mondo etrusco, grazie alla loro decorazione, storie e miti di divinità ed eroi greci.
A partire dalla fine del VI secolo a.C. emerge uno tra i più raffinati ceramisti d’Etruria, come il Pittore di Micali che realizza vasi su cui sono rappresentati figure mitiche e animali fantastici.
Con il V secolo a.C., Vulci perde la sua connotazione commerciale a seguito del ridimensionamento della potenza etrusca nel Mediterraneo, ad opera delle colonie greche dell’Italia meridionale e della Sicilia.
Durante tutto il V e nel IV secolo a.C. Vulci continua in ogni caso a produrre raffinate ceramiche e soprattutto pregevoli oggetti in bronzo, tra cui specchi e candelabri.
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